La Casa Gialla.
- Giulia Scocciolini
- 31 lug 2022
- Tempo di lettura: 8 min
Questa breve storia fantasiosa nasce dall'attività svolta insieme agli ospiti della Comunità Alloggio per persone affette da disabilità psichica in cui lavoravo.
Il racconto esprime il desiderio di voler condividere la propria storia individuale - e allo stesso tempo collettiva - di vita all'interno di una comunità.
La storia è stata creata partendo da un'idea di G., che insieme a me e alla sua tutor, ha realizzato delle interviste ai compagni della Comunità Alloggio. Le interviste hanno raccolto la partecipazione dell'intera comunità e sono servite da matassa con cui intessere l'intero racconto.
Ogni personaggio della favola racchiude in sé sia delle caratteristiche personali dell'ospite sia le peculiarità del più noto personaggio fantastico, in modo da unire umano e straordinario, e trasmettere la complessità e le risorse di ognuno.
La voglia di raccontarsi agli altri per instaurare un dialogo di reciproca conoscenza è stata la vera forza propulsiva di tutto il lavoro.
Buona lettura!

C'era una volta un Regno Lontano, circondato da alte montagne piene di alberi e prati rigogliosi. Il Regno era molto grazioso ed era caratterizzato da numerose casette dagli interni spaziosi e dall'architettura sobria. Le casette si differenziavano l'una dall'altra per i colori sgargianti con i quali erano state dipinte le loro pareti: la casa azzurra, la casa verde, la casa rossa, la casa rosa e così via.
Fra tutte queste case ce n'era una che si differenziava dalle altre per le numerose persone che ne avevano solcato la soglia, questa era la "Casa Gialla"!
Nella suddetta casa avevano abitato persone di ogni provenienza ed estrazione sociale ma da un po' di tempo si vociferava che la Casa Gialla fosse occupata da dei personaggi fatati. Il problema era che nessuno lo sapeva con certezza poiché molti abitanti del Regno erano diffidenti verso chi si discostava dagli ordinari schemi del Regno Lontano e preferivano continuare le loro vite senza badare alla Casa Gialla.
Nel Regno Lontano c'era però un giornalista curioso e intraprendente, sempre a caccia di notizie strane e strepitose, in paese era conosciuto soprattutto per la sua chioma riluttante al pettine che gli era costata l'appellativo de "lo scompigliato". Un giorno il giornalista scompigliato decise di indagare meglio sullo strano caso della Casa Gialla per capire se si trattava veramente di un posto abitato da personaggi fatati, e in tal caso, capire come erano fatti, cosa facevano e cosa desideravano. Con tutte queste domande in testa lo scompigliato si diresse a piedi verso la casa, e dopo aver suonato il citofono entrò dal cancello.
La prima inquilina che incontrò nel giardino d'ingresso era Cappuccetto Rosso, era intenta ad osservare le violette nelle aiuole e il suo mantellino vicino a quei fiori la faceva risaltare ancora di più nonostante la piccola statura. Cappuccetto raccontò al giornalista scompigliato che si era trasferita in Casa Gialla perché lì si sentiva più al sicuro, si sentiva considerata e vista dalle altre persone che la abitavano. A nessuno era mai venuto in mente di chiederle di andare in giro per boschi da sola.
Lo scompigliato ringraziò Cappuccetto Rosso per il colorato benvenuto e con gli occhi pieni di amaranto e violetto proseguì a camminare lungo il sentiero di ingresso.
A fianco del tavolo nel patio, su una sedia, il giornalista scompigliato riconobbe la Fata Madrina Serenella, famosa per aver tirato fuori dai guai la Bella Addormentata in più di un'occasione. La Fata stava lavorando a maglia e con il suo sferruzzare stava intessendo un lungo arcobaleno. Accettò di farsi intervistare dal giornalista e iniziò a raccontare di essere in pensione. Per mostrare il suo vecchio strumento da lavoro, la bacchetta magica che stava usando come ferro per lavorare a maglia, gli partì per sbaglio un colpo di magia e lo scompigliato si ritrovò avvolto da una soffice giacca di nuvola bianca. La fata emise un'acuta risatina e si scusò per l'inconveniente, spiegò al giornalista che ultimamente usava la bacchetta quasi esclusivamente per i suoi lavori di maglieria perché voleva che i suoi coinquilini imparassero da soli a fare le magie, in modo da diventare più indipendenti nel realizzare i propri desideri.
Da sotto al tavolo, vicino alla Fata, spuntò all'improvviso un uomo dai tratti esotici e con una scimmietta sulla spalla. Il giornalista scompigliato trasalì e gli chiese di presentarsi. Si trattava di Aladino, stava meditando sopra al suo tappeto ma non aveva potuto fare a meno di ascoltare la conversazione tra la Fata e il giornalista.
Aladino ci teneva ad aggiungere che anche secondo lui l'indipendenza delle persone era importante ma che a volte era necessario anche accettare qualche piccolo aiuto. A quel punto la scimmietta passò ad Aladino la sua celebre lampada e lui iniziò a sfregarla. Subito si sentì venir fuori una profonda voce maschile che salutò gentilmente lo scompigliato. Era la voce del genio della lampada da cui Aladino si era fatto aiutare nei momenti di bisogno, ora i due erano diventati ottimi amici. Lo scompigliato ringraziò Aladino anche per il suo contributo e bussando alla porta si apprestò ad entrare nella casa.
Arrivò nel salotto pieno di morbidi divani, su uno di questi era seduta un'elegante figura con una corona piena di pietre preziose sopra la testa. Tale persona riferì di essere comunemente conosciuta come Re Artù ma in Casa Gialla aveva deciso di rivelare la sua vera identità di Regina. Il giornalista scompigliato si chiese come avesse fatto a fingersi un re per tutto questo tempo poiché era davvero una bella Regina. La Regina raccontò al giornalista che in casa ci teneva a fare da modello di riferimento agli altri inquilini, professando i valori che l'avevano resa una sovrana amata dal popolo: la sincerità, la positività e la giustizia. Siccome la Regina era anche molto generosa, regalò allo scompigliato un fiore del giardino che lui si sistemò all'occhiello della giacca di nuvola.
Su un altro divano, amabilmente appollaiate, c'erano Biancaneve e Cenerentola, che si mettevano lo smalto a vicenda.
Lo scompigliato chiese come mai anche loro fossero lì e Biancaneve rispose che abitare in Casa Gialla le ricordava i vecchi tempi nella casa dei sette nani. Anche qui, come nella casa dei suoi sette amici, chi si trovava in difficoltà veniva aiutato, proprio come era accaduto a lei con i nani che l'avevano trovata sperduta e spaurita nel bosco. Poi aveva deciso di trasferirsi perché era troppo alta per vivere nella piccola casa dei nanetti, ma tra loro si tengono ancora in contatto facendo delle video-chiamate con lo specchio magico espropriato alla perfida strega Grimilde.
Cenerentola intervenne approvando il discorso di Biancaneve. Anche secondo lei era importante aiutare i bisognosi, lei ad esempio aveva cercato di aiutare la famiglia della matrigna e delle sorellastre perché si era fidata di loro e credeva fossero in difficoltà. Purtroppo era stata ingannata ma non per questo si era pentita della sua generosità e delle sue buone intenzioni. Non bisogna mai rammaricarsi di aver voluto bene a qualcuno. Per ovvie ragioni lei non era più in contatto con la matrigna e le sorellastre e non sembrava esserne rattristita.
Cenerentola salutò lo scompigliato perché intenta a finire la manicure piena di brillantini sulle unghie di Biancaneve.
Il giornalista scompigliato andò in esplorazione fino alla cucina, qui trovò Mastro Geppetto che frugolava nella dispensa delle provviste. Lo scompigliato lo colse di sorpresa e lui sobbalzò per lo spavento. Geppetto era concentrato a catalogare e ordinare le provviste perché gli altri ospiti avevano deciso di tacito accordo di conferirgli il ruolo di papà della casa, e lui lo aveva accettato mettendolo in pratica a suo modo. Secondo il falegname un bravo padre non doveva mai far mancare del buon cibo in tavola e non dovevano mancare neanche delle belle gite fuori porta, specialmente se la meta era qualche posticino dove preparavano gustosi manicaretti. Geppetto era della filosofia che si stava meglio insieme se si facevano cose piacevoli.
Da un armadio della dispensa uscì un bambino che salutò allegramente il giornalista e poi chiese a Geppetto di poter avere dei biscotti per merenda. Lo scompigliato chiese al piccoletto come mai si trovasse dentro un armadio. Il bambino con la bocca piena rispose che l'armadio lo portava in un altro regno incantato dove si trovava a giocare con i suoi fratellini, lì si sentiva sereno, soprattutto quando a casa c'era troppo trambusto. Come in ogni famiglia numerosa, anche in Casa Gialla qualcuno dei suoi membri sentiva il bisogno di ritagliarsi un piccolo spazio di tranquillità. Il bambino sfilò dalle mani di Geppetto l'intero pacco di biscotti e si ributtò dentro l'armadio.
Nel frattempo al giornalista scompigliato era venuta fame e si spostò in sala da pranzo. Ripiegato sopra il tavolo, intento a pulire una lunga pipa di radica e spargendo uno strano tabacco argentato dappertutto, c'era un affascinante uomo con un cappello di piume di struzzo: era il Principe Azzurro. Appena comprese che lo scompigliato era un giornalista il Principe si dimostrò pronto a farsi intervistare, sembrò quasi essere avvezzo a tali situazioni. A quanto pareva il Principe aveva deciso di andare a vivere in Casa Gialla perché stanco di salvare principesse, aveva bisogno di riposo e di qualcuno che aiutasse un po' anche lui.
Il giornalista scompigliato decise di salire al piano di sopra per curiosare ancora un po', ma quando stava per mettere piede sopra il parquet del primo piano un forte e stridulo suono lo fece quasi ruzzolare giù dalle scale. Stava per calpestare un esserino in frac e panciotto che per la paura aveva iniziato a frinire più forte che poteva. Si trattava del Grillo Parlante. Lo scompigliato provò a spiegargli chi era e del perché era lì ma il Grillo ormai era furibondo e con gli occhiali storti sul musetto frinì che in casa serviva più rispetto e collaborazione. Lo scompigliato era mortificato ma ormai il danno era stato fatto. “Proverò a recuperare con il Grillo in un altro momento” pensò fra sé.
Al piano superiore erano situate le camere da letto dei suoi abitanti. Dalla porta semiaperta di una di queste lo scompigliato vide un burattino in legno sopra una scrivania. Il burattino notò il giornalista e gli fece cenno di entrare. Era Pinocchio, stava scrivendo nel suo diario dove confidava ciò che lo faceva sentire spaventato e solo. Il burattino credeva che trasformando le sue paure più profonde in parole di inchiostro, forse un giorno sarebbe riuscito a superarle e a liberarsi da quel corpo ligneo, rigido e impacciato per trasformarsi e diventare un bambino elastico e pieno di vita. Lo scompigliato si commosse a quelle parole e abbracciò Pinocchio.
In quel momento decise che aveva raccolto materiale a sufficienza e che era arrivato il momento di andare. Non prima di scusarsi con il Grillo naturalmente.

Pochi giorni dopo il giornalista scompigliato scrisse un articolo sulla Casa Gialla che andò a occupare la prima pagina del giornale del Regno Lontano. Nell'articolo lo scompigliato scriveva che i personaggi fatati lo avevano sorpreso, se li aspettava molto diversi, si sentì anche un po' in imbarazzo per averlo pensato, ma gli ospiti della Casa Gialla erano molto più simili a lui di quanto immaginasse. Anche loro a volte si sentivano stanchi, anche a loro piaceva sentirsi accolti e accettati semplicemente per quelli che erano, senza dover continuamente fare magie, danzare su scarpette di cristallo o sconfiggere draghi.
Dopo la pubblicazione dell'articolo dello scompigliato qualcosa cambiò nel Regno Lontano. I cittadini che sembravano essersi dimenticati della Casa Gialla e i suoi abitanti smisero di essergli indifferenti, iniziarono a invitarli ai vari eventi e attività del Regno Lontano, soprattutto i bambini, che sono più liberi degli adulti, attratti dalla magia e da ciò che è diverso e non conoscono.
Anche le creature fatate della Casa Gialla tornarono ad aprirsi al mondo esterno, a stare sempre tra di loro si erano dimenticati di quanto fosse bello incontrare persone nuove con cui fare esperienze nuove.
Il giornalista scompigliato e i personaggi fatati rimasero in contatto e continuarono a incontrarsi in Casa Gialla per raccontarsi delle proprie vicende e fare festa tutti assieme.
Si sentirono eternamente grati gli uni agli altri per essersi conosciuti, perché la reciproca conoscenza permise alle loro vite di arricchirsi, di affermare la loro unicità sentendosi parte di un gruppo variegato.
E fu così che vissero per sempre felici e differenti.
Le immagini sono opere di René Magritte.
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